Consapevolezza alimentare, ecco di cosa si tratta

È una convinzione piuttosto diffusa quella secondo cui, per poter perdere peso, è sufficiente cominciare a contare le calorie dei cibi che si consumano abitualmente e mangiare delle porzioni meno abbondanti del solito. È giusto cominciare ad abbattere questi luoghi comuni, che non portano a nessun risultato utile.

Il rapporto che ognuno di noi ha con il cibo, in realtà, è nettamente più complesso ed articolato di quanto si potrebbe pensare. La consapevolezza alimentare, di conseguenza, rappresenta un passaggio fondamentale per poter approfondire questo tema e capire come, prima di seguire una determinata dieta, sarebbe importante conoscere tutto ciò che riguarda questa tematica. Anche perché il nostro organismo risente notevolmente del cambio delle varie stagioni: come suggerisce officina sostenibile, conviene prestare la massima attenzione a quello che si mangia, depurando il proprio organismo proprio per affrontare tali cambiamenti.

La definizione di consapevolezza alimentare

Si parla di consapevolezza alimentare per fare riferimento al fatto di essere consapevoli nel momento in cui ci si siede a tavola e si sceglie il cibo da mangiare. La consapevolezza di quello che è il nostro organismo durante i pasti, ma anche delle emozioni che si provano mentre si mangia, così come di quelle che sono le principali caratteristiche degli alimenti, ovvero i colori, i profumi e il sapore. La consapevolezza in ambito alimentare vuol dire avere contezza di tutto quello che si mangia, non solo ai pasti principali, ma anche durante i singoli spuntini durante la giornata.

Sapete come riconoscere la fame?

Ecco un concetto fondamentale della consapevolezza alimentare, ovvero quello di imparare nuovamente come sentire la fame. Nel momento in cui ne avete la possibilità, potreste pensare di far passare più tempo tra un pasto e lo spuntino successivo, oppure lasciate trascorrere qualche minuto in più prima di sedervi a tavola. Provate a saltare la merenda, ma ovviamente non bisogna saltare i pasti. L’obiettivo di questo “allenamento” è quello di imparare nuovamente a sentire la fame.

La fame. Sì, ma di cosa si tratta? La fame corrisponde a quei leggeri crampi allo stomaco e a quella leggera sensazione di stanchezza. È chiaro che non bisogna certamente aspettare di svenire letteralmente per colpa della fame. Detto questo, però, riuscire ad avvertire la fame consente di entrare più a fondo nei meccanismi che regolano l’appetito e si sarà in grado di evitare abbuffate e simili, quanto piuttosto di comprendere meglio anche i limiti del proprio stomaco che non vanno valicati.

A cosa serve la consapevolezza alimentare

Stando a diverse ricerche che sono state svolte in ambito scientifico, va detto che la consapevolezza alimentare ha sicuramente un’utilità molto importante. Ad esempio, da uno studio realizzato da un professore della Oregon Health & Science University è emerso come annotare e prendere appunti quotidianamente circa i piatti e le calorie assunte durante i vari pasti, ha portato tali persone a perdere addirittura il doppio del peso in confronto a chi non affrontava tale situazione con altrettanta meticolosità.

La consapevolezza alimentare, di conseguenza, ha come funzione principale quella di poter avere a disposizione uno scenario reale ed effettivo in relazione al cibo che si consuma nella vita di tutti i giorni. In questo modo, si può anche avere una maggiore conoscenza di quelli che sono i periodi e i momenti in cui si avverte e subisce maggiormente la fame nervosa.

È chiaro che serve affrontare tale percorso con la massima pazienza e anche con notevole costanza. Compilare ogni giorno tali appunti è importante e non bisogna chiaramente essere impazienti di ottenere risultati il più in fretta possibile. Potendo contare su un diario, quindi, c’è la possibilità di controllare più a fondo tutti i vari dati che riguardano l’assunzione di fibre, ma anche di zuccheri, di sale e di tanti altri nutrienti che hanno un ruolo importante nella nostra salute. Essere consapevoli dal punto di vista alimentare permette anche di modificare in maniera più efficace le proprie regole alimentari.

Verso una tavola eco-friendly: l’ascesa della ristorazione sostenibile

cannabis oils

La cucina del futuro si avvia verso un’alimentazione sempre più eco-sostenibile guidata dalla diffusione della filosofia green

La sostenibilità ambientale è un valore sempre più importante nella nostra società.

Un numero crescente di individui si sta rendendo conto che il considerare il nostro pianeta come la casa in cui viviamo significa molto di più che trattarlo come un ambiente da sfruttare a nostro vantaggio. È un ecosistema da preservare per garantire il fatto che anche le generazioni future possano avere la possibilità di godere delle meraviglie e delle risorse che la Terra offre.

La diffusione di questa filosofia si nota ormai in numerosi ambiti: a partire dalla centralità che la raccolta differenziata ha assunto nella nostra vita quotidiana, fino al rinnovato interesse verso quelle coltivazioni che, per la loro natura, sono caratterizzate da un impatto ambientale notevolmente ridotto rispetto a quelle alle quali siamo abituati.

È il caso, ad esempio, della canapa, una pianta considerata decisamente eco-friendly che, in base alla normativa italiana, dal 2016 può essere nuovamente coltivata per sostenere numerosi settori come quello tessile, quello edile e perfino nel collezionismo.

In relazione a quest’ultimo, per esempio, la cannabis light è ora disponibile presso numerosi rivenditori specializzati come Justbob, player italiano apprezzato per la sua offerta di prodotti al CBD.

Ecco, in questo panorama sempre più green, un fenomeno merita un’attenzione speciale: parliamo della ristorazione sostenibile, un nuovo modo di concepire la gastronomia che pone al centro non solo il piacere del palato, ma anche l’impatto che ogni scelta alimentare ha sul nostro pianeta.

Ristorazione sostenibile: di cosa si tratta?

Il termine ristorazione sostenibile si riferisce a un approccio gestionale nell’industria della ristorazione che mira a ridurre l’impatto negativo sull’ambiente e a promuovere pratiche etiche ed ecologiche in ogni aspetto dell’esperienza culinaria.

Questo include, ma non si limita a, la selezione di ingredienti prodotti in modo sostenibile, la riduzione degli sprechi alimentari e non alimentari, l’adozione di metodi di cottura e conservazione dell’energia, e la creazione di un ambiente di lavoro equo e inclusivo per il personale.

Uno dei principali impatti positivi della ristorazione sostenibile riguarda la riduzione dell’impronta carbonica, un fattore al quale in Italia fa attenzione solo un’azienda su 5. Questo significa minori emissioni di gas serra, meno sprechi di risorse e una riduzione generale dei rifiuti. Ad esempio, optando per ingredienti locali e di stagione, un ristorante può ridurre significativamente la quantità di CO2 legata al trasporto di merci da luoghi lontani.

Oltre agli evidenti benefici per l’ambiente, la ristorazione sostenibile può avere un impatto positivo anche sul tessuto socio-economico. Sostenere produttori locali, ad esempio, significa incoraggiare l’economia locale e garantire un reddito equo a chi lavora la terra o produce alimenti di qualità.

Come si fa a rendere un ristorante ‘sostenibile’?

La transizione verso una ristorazione più sostenibile può sembrare una sfida, ma con passi concreti e strategici, qualsiasi ristorante può intraprendere questo percorso virtuoso

Ecco alcune linee guida fondamentali:

  • riduzione degli sprechi.
    Uno dei principali problemi nella ristorazione è lo spreco di cibo. Iniziare con una gestione efficiente delle scorte, porzionare accuratamente e riutilizzare le eccedenze in modo creativo può fare una grande differenza. Inoltre, il compostaggio dei rifiuti organici può ulteriormente ridurre l’impatto ambientale;
  • scegliere fornitori sostenibili.
    Collaborare con produttori e fornitori locali non solo riduce l’impronta di carbonio legata al trasporto, ma sostiene anche le economie locali. È essenziale scegliere partner che condividano una visione sostenibile, dando priorità a prodotti biologici, di stagione e a chilometro zero;
  • utilizzo di risorse energetiche rinnovabili.
    L’opportunità di alimentare un ristorante con energie rinnovabili come il solare o l’eolico, oltre a ridurre le emissioni di gas serra, può portare anche a significativi risparmi economici a lungo termine;
  • programmi di riciclaggio e riutilizzo.
    Assicurarsi di avere un sistema efficace di separazione dei rifiuti e di riciclaggio è fondamentale per un business sostenibile. In questo ambito è importante anche considerare l’adozione di materiali riutilizzabili, riducendo così la dipendenza dai prodotti monouso.

Tendenze future nella ristorazione sostenibile

La ristorazione sostenibile, pur essendo un concetto già ampiamente adottato, continua a evolversi con nuove tendenze e innovazioni.

Ecco alcune delle previsioni per il futuro:

  1. la filosofia dello ‘zero waste’ sta diventando sempre più prevalente. Si prevede che i ristoranti adotteranno strategie più avanzate per eliminare gli sprechi, dall’adozione di pratiche di upcycling alimentare all’utilizzo di tecnologie per monitorare e ridurre gli scarti;
  2. oltre alla scelta di ingredienti locali, la ricerca di alimenti che abbiano un minor impatto carbonico durante la loro produzione sarà una priorità. Questo potrebbe includere la promozione di piatti vegetariani o vegani e l’adozione di proteine alternative;
  3. la sostenibilità non riguarda solo il cibo. L’infrastruttura stessa del ristorante, dai materiali di costruzione utilizzati ai sistemi di riscaldamento e raffreddamento eco-efficienza, giocherà un ruolo cruciale nel definire un ristorante veramente sostenibile;
  4. con l’avanzare della tecnologia, le soluzioni digitali come app per la riduzione degli sprechi alimentari, sistemi di prenotazione intelligenti e piattaforme di consegna eco-friendly diventeranno sempre più comuni.

In conclusione

La ristorazione sostenibile non è solo una tendenza passeggera, ma rappresenta un cambiamento fondamentale nel modo in cui concepiamo il cibo e l’industria della ristorazione. Alla luce delle crescenti sfide ambientali e sociali del nostro tempo, adottare un approccio sostenibile non è solo etico, ma anche imperativo.

Ogni passo verso una ristorazione più sostenibile ha un impatto positivo sull’ambiente, dalla riduzione dei rifiuti alla promozione di una produzione alimentare etica. Ma, come abbiamo visto, i benefici non si limitano a questo. I ristoratori, i clienti e le comunità locali traggono vantaggio da una filosofia che promuove la qualità, la salute e la responsabilità.

Le tendenze future mostrano che siamo solo all’inizio di questa trasformazione. L’innovazione e la creatività guideranno il settore verso nuove frontiere di sostenibilità, rendendo l’esperienza gastronomica non solo deliziosa, ma anche rispettosa dell’ambiente e socialmente responsabile.

Mangiare low cost in viaggio: i consigli per risparmiare

E’ risaputo che molti amano viaggiare. Ma la domanda che va per la maggiore assieme a tante altre dopo aver scelto la meta è:

“Quanto costerà mangiare? In che modo, e dove si potrebbe risparmiare?”.

Vediamo come mangiare low cost in viaggio.

Come trovare offerte di viaggio convenienti per mangiare low cost

Mangiare low cost in viaggio non significa necessariamente rinunciare alla qualità o alla varietà culinaria. Esistono molte soluzioni per risparmiare sui pasti senza rinunciare al gusto e alla scoperta di nuovi sapori.

Ad esempio, si possono cercare offerte speciali sui ristoranti tramite siti web di coupon come Groupon o The Fork, o partecipare a tour gastronomici organizzati localmente per scoprire i piatti tradizionali a prezzi accessibili.

Inoltre, per risparmiare sul cibo durante i viaggi, può essere utile cercare alloggi che offrono la possibilità di cucinare.

In questo modo, si possono preparare pasti leggeri e sani utilizzando ingredienti locali acquistati nei mercati o nei supermercati, risparmiando notevolmente sui costi dei pasti fuori casa.

Per trovare offerte di viaggio convenienti e risparmiare ulteriormente sul cibo, si possono cercare pacchetti vacanze o offerte last minute che includono anche la colazione o la mezza pensione.

In questo modo, si potrà mangiare a prezzi convenienti senza dover cercare ogni volta un posto dove mangiare.

Inoltre, è possibile cercare offerte di viaggio online su siti specializzati, come Expedia o Lastminute.com, che offrono pacchetti vacanze con sconti interessanti per i viaggiatori.

In sintesi, ci sono molte soluzioni per mangiare low cost durante i viaggi, senza rinunciare alla scoperta di nuovi sapori e alla qualità dei pasti. Utilizzare coupon, partecipare a tour gastronomici e scegliere alloggi con cucina sono solo alcune delle opzioni disponibili.

Inoltre, cercare offerte di viaggio convenienti può essere un modo per risparmiare ulteriormente sui costi del cibo durante i viaggi.

Mezza pensione amica del portafogli

Iniziamo il discorso partendo dal tipo di struttura scelta per l’alloggio e di quanto possa essere l’effettiva durata del viaggio.

Molte strutture oggi offrono per chi prenota in anticipo, pacchetti completi compresivi di colazione, pranzo e cena, o una formula ancor più conveniente di mezza pensione, dove solitamente si opta per la cena.

Tutto ciò, ovviamente, è a personalissima scelta ed anche a come gira l’economia dell’amico portafoglio. Diciamocela tutta: la vecchia vacanza in famiglia, mantiene ancora per molti per i tempi economici che corrono ancora lo standard di risparmio di base.

Ma oggi si prediligono mete estere, risparmiando e stilando una lista di tutte quelle che possano essere le spese calcolando nell’insieme quel margine che comprenda eventuali e varie.

Tra i più giovani la scelta ricade maggiormente su tipi di strutture come aparthotel, che abbiano compresi oltre ai personali servizi igienici a differenza dell’ostello, anche un ristretto angolo cottura ed un frigo per avere bevande fresche di ritorno da una lunga giornata di mare, o di escursioni.

Quindi documentarsi prima della partenza sul dove e come risparmiare sul cibo sarebbe di grande aiuto.

Mercatini e cucina: come sopravvivere all’Estero

Facciamo un esempio pratico: la Grecia.

Sarebbe meglio in certi posti mangiare fuori perché con un minimo budget puoi assaggiare cucina locale, pesce freschissimo e carni di qualità a basso costo.

Ma per chi non fosse amante dello street food, che ad oggi è raro, può decidere o di comprare da mangiare nei supermarket presenti nella zona, o chiedere a chi è del posto dove trovare mercatini locali che garantiscono freschezza h24 su tutto ciò che si desidera acquistare.

In questo modo, avendo una cucina a disposizione nel proprio alloggio spesso anche fornita di tutto l’occorrente e utensileria, ci si cucina come se si fosse a casa risparmiando quel po’ in più.

Altro consiglio da poter elargire è quello, sul fattore acqua da bere: meglio partire mettendo in valigia la propria borraccia, che non sia ovviamente di dimensioni esagerate se no occuperebbe spazio.

Imparare a bere

Si fornisce tale consiglio perché solitamente una piccola bottiglia d’acqua in strutture balneari alla moda, può arrivare a costare anche quanto un drink, quindi meglio comprare taniche di acqua di quattro o cinque litri facilmente reperibili da versare nel momento opportuno nella propria, o in diverse borracce a disposizione.

Meglio sarebbe evitare dolciumi commerciali cosi si evita di spendere una parte del budget anche se pur piccolo; oppure, scelta saggia, sarebbe di portarseli da casa se è proprio necessario.

Se viaggiate in coppia, come opzione si potrebbe ordinare dal menù libero e non turistico due, o tre portate in tutto e dividerle.

In questo modo si risparmia il costo di un menù completo per due, avendo ancor più soldi a sufficienza per attrazioni da visitare, o mezzi di trasporto da prendere se si sceglie di alloggiare lontano dai centri principali.

Non meno importante e fino ad ora non ancora citato come consiglio, che si ritiene cardine, è quello di non acquistare cibo, o gadget come regalo da dare in famiglia negli aeroporti; motivo?

Lo si pagherebbe a caro prezzo. Un consiglio ancora più utile che vale per tutti, ma maggiormente per la gioventù, che vuole si divertirsi, ma anche risparmiare, è quello di optare per happy hour che oltre al drink, comprendendo cibo come in una formula all you can it.

Buon viaggio low cost a tutti.

 

L’olio di CBD in cucina

olio

Uno dei migliori metodi per assumere l’olio CBD è quello di utilizzarlo in cucina. Per qualunque ragione si decida di fare uso del CBD, la possibilità di integrarlo ad alcune ricette e ad alcuni cibi non è affatto da sottovalutare: utilizzare l’olio di CBD in cucina, infatti, può rappresentare una valida alternativa al classico metodo di assunzione, che prevede semplicemente di lasciare agire qualche goccia di questo olio sotto la lingua, per poi ingoiare il tutto.

Acquistare canapa online e, quindi, acquistare anche l’olio di CBD può essere un ottimo metodo per avere sempre a disposizione questi ingredienti e per poterne fare utilizzo, preparando delle ottime ricette che permettano di assumere il CBD in una forma diversa, sicuramente più originale e magari anche più golosa e gustosa.

In questo articolo, vedremo perché può risultare utile fare uso dell’olio di CBD in cucina e elencheremo qualche esempio di ricetta da provare a preparare e gustare. Continuate a leggere per saperne di più!

Perché utilizzare l’olio di CBD in cucina

Cucinare con l’olio di CBD, rispetto ad altre modalità di assunzione di questa sostanza, presenta diversi vantaggi.

  • Innanzitutto, l’ingerimento di questa sostanza fa sì che entri in circolo molto più velocemente e che ci rimanga per un periodo di tempo molto più lungo, che arriva anche a sfiorare un numero ragguardevole di ore.
  • Cucinare con l’olio di CBD, inoltre, rende anche più semplice il dosaggio di questa sostanza all’interno di molte ricette, che nel paragrafo successivo andremo a presentare.
  • Ultimo, ma non per importanza, il sapore dell’olio di CBD può non piacere a tutti: mischiarlo e combinarlo al sapore dei cibi con cui lo andremo a cucinare renderà sicuramente la sua assunzione più semplice anche in questo senso. Si sentirà, infatti, in bocca, non solo il sapore dell’olio di CBD, ma anche quello degli altri cibi.

Ricette con l’olio CBD

In questo paragrafo, come accennato in precedenza, elencheremo alcune ricette al cui interno si può inserire l’olio di CBD, che integrato ad altri cibi sarà certamente più semplice da assumere.

  • Banana bread con cioccolato e olio di CBD: per questa ricetta, sarà sufficiente seguire la classica preparazione di un banana bread al cioccolato e aggiungere un cucchiaino di olio di CBD all’impasto, che, una volta pronto, andrà in forno.
  • Frullato di mango all’olio di CBD: per questa ricetta, non vi serve altro che del mango, del buon latte fresco, del ghiaccio e un cucchiaino di olio di CBD. Il risultato sarà una merenda freschissima.
  • Pancake all’olio di CBD: che siano dolci o salati, è possibile preparare degli ottimi pancake all’olio di CBD. Basterà aggiungere un cucchiaino di olio di CBD alla classica ricetta e il piatto è pronto.
  • Guacamole all’olio di CBD: è possibile preparare la famosissima crema di avocado e cipolla, perfetta per accompagnare le tortilla, anche con l’utilizzo dell’olio di CBD. Non dovrete fare altro che aggiungere un cucchiaino di olio di CBD durante la preparazione.
  • Barrette proteiche all’olio di CBD: per i più attenti alla dieta, è possibile inserire l’olio di CBD come ingrediente anche a questa ricetta. La dose, in questo caso, dipende da quante barrette proteiche si ha intenzione di preparare.
  • Insalata con olio di CBD: per quelli meno bravi in cucina, inoltre, è possibile aggiungere l’olio di CBD anche ad una semplice insalata, come se fosse il suo condimento. Basterà un cucchiaino di olio di CBD, mischiato all’olio d’oliva, all’aceto o ai condimenti che più preferite, e l’insalatona sarà pronta.
  • Yogurt con frutta e olio di CBD: questa è la ricetta per una colazione sana e veloce. Gli ingredienti utili sono uno yogurt, la frutta che preferite e un cucchiaino di olio di CBD a completare il tutto.

Tutte le proprietà della vitamina E

olive

La vitamina E svolge diverse funzioni importanti per la rigenerazione delle cellule, e non solo: scopriamo perché è così importante per il nostro organismo.  Ne parliamo assieme ai farmacisti della Farmacia Pelizzo una delle migliori farmacie di turno di Udine.

Conosciuta anche con il nome di tocoferolo, la vitamina E comprende un gruppo di molecole liposolubili che svolgono una funzione molto importante per il nostro organismo, dal momento che proteggono le membrane cellulari e contrastano l’azione svolta dai radicali liberi. Si tratta di un nutriente essenziale, e di conseguenza può essere assunta attraverso l’alimentazione. In particolare, nel cibo la vitamina E è presente in forma di esteri di tocoferolo; gli enzimi pancreatici la liberano in modo che essa possa essere assorbita dall’intestino tenue. Nell’intestino, i chilomicroni inglobano la vitamina E e la trasportano, attraverso le vie linfatiche, nel circolo sanguigno. Qui circola legate alle lipoproteine HDL (nelle donne) e alle lipoproteine LDL (negli uomini).

Le azioni svolte dalla vitamina E

La vitamina E è un prezioso antiossidante e combatte gli effetti dei radicali liberi dell’ossigeno, secondo meccanismi che devono essere individuati ancora con precisione dagli studiosi. Quel che si sa con certezza è che la vitamina E reagisce con i radicali perossili tossici e instabili; ne derivano chinoni e altri complessi molecolari stabili che interrompono la catena di reazioni di degradazione dei lipidi. Si tratta di un meccanismo biochimico di straordinario valore per proteggere gli acidi nucleici e le molecole strutturali di membrana. L’azione svolta dalla vitamina E si interseca con quella della SOD, del glutatione e della vitamina C, che sono altri sistemi antiossidanti i quali possono rigenerare il tocoferolo. È proprio grazie a questo specifico sinergismo di azione che la vitamina E viene considerata l’antiossidante più potente di tutto il corpo umano.

A che cosa serve la vitamina E nel nostro organismo

Inoltre, la vitamina E è un moderatore della reattività enzimatica. Infatti diversi studi hanno messo in evidenza che un deficit di vitamina E può determinare cambiamenti significativi e alterazioni dell’attività enzimatica, con conseguenze sulla sintesi dei neurotrasmettitori e sul rilascio degli ormoni. Questa sostanza è anche un antiaggregante piastrinico in virtù della sua capacità di garantire l’equilibrio della permeabilità di membrana; in più inibisce direttamente il trombossano A2 e altre sostanze che hanno un effetto aggregante. Infine, la vitamina E è uno stabilizzatore di membrana cellulare.

La carenza di vitamina E

Una dieta con pochi grassi può causare una carenza di vitamina E, e lo stesso dicasi, più in generale, per un’alimentazione non sufficiente. Esistono, poi, patologie congenite da deficit enzimatico e patologie sistemiche come le anemie, la cirrosi indotta da alcolismo, le epatopatie, le pancreatiti e la malattia di Crohn che possono, a loro volta, provocare una mancanza di questa vitamina. Ne derivano manifestazioni cliniche come disturbi neurologici, ematologici, muscolari e della vista.

Le cause e i sintomi del deficit di vitamina E

I sintomi della carenza di vitamina E cambiano a seconda delle cause che determinano tale deficit. Si può trattare di disturbi muscolari o oftalmologici, come nel caso delle retinopatie pigmentarie, mentre nei bambini che sono nati prematuri si possono riscontrare delle anemie. Più rari sono le sindromi neurodegenerative che comportano una riduzione della sensibilità periferica e un calo dei riflessi, ma anche la miopatia. In generale, nei Paesi occidentali la carenza di vitamina E si verifica solo in conseguenza di diete prive di grassi. Tale sostanza è comunque presente in molti alimenti, fra i quali le olive, la frutta secca, il germe di grano, la carne, il pesce, gli spinaci, i broccoli e in generale gli ortaggi a foglia verde. È ridotto, invece, l’apporto che scaturisce dal latte e dai suoi derivati.

Come mangiare se si ha la sindrome dell’ovaio policistico

verdure

La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia che ha ripercussioni pesanti sia a livello fisiologico che dal punto di vista psicologico: per fortuna è possibile intervenire e migliorare tale condizione con una giusta alimentazione. Il Ne parliamo con il nutrizionista a Udine dott. Mauro Meloni ci farà una completa sull’argomento.

Indicata con la sigla PCOS, la sindrome dell’ovaio policistico consiste in un disordine metabolico piuttosto frequente che interessa fino al 10% delle donne, iniziando di solito durante la pubertà e continuando per l’intera età fertile. La conseguenza consiste in un aumento delle dimensioni delle ovaie, in alterazioni di carattere metabolico ed endocrino e nella comparsa di diverse cisti ovariche. Al giorno d’oggi la sindrome viene ritenuta una delle cause più frequenti di infertilità. Se ci sono condizioni patologiche ulteriori (per esempio l’obesità di tipo addominale) si nota una maggiore intensità delle manifestazioni cliniche, da cui derivano gravi complicazioni: un generalizzato incremento del rischio cardiovascolare e la comparsa di alterazioni metaboliche ed endocrine come la dislipidemia.

I sintomi della sindrome dell’ovaio policistico

I sintomi della sindrome cominciano in età puberale e si possono intensificare con il passare del tempo. Va detto, comunque, che la soggettività è elevata e i sintomi possono avere diversi gradi di intensità. Nel novero dei segni clinici ci sono la presenza di acne, il sovrappeso o addirittura l’obesità, l’amenorrea o l’irregolarità delle mestruazioni e infine l’irsutismo, che comporta un eccesso di peluria sul corpo e sul viso. Altri sintomi riguardano le apnee notturne, l’insonnia e in generale i problemi correlati al sonno; ancora, si possono citare la depressione, la carenza di energia, l’ansia e la pelle ispessita e scura nei gomiti, nella nuca e nella zona periascellare. Nel corso della gravidanza può comparire il diabete gestazionale, mentre una condizione di sovrappeso può originare un parto pretermine.

Come si deve mangiare

Un approccio alimentare appropriato è di fondamentale importanza per prevenire le complicanze che possono essere provocate dalla sindrome dell’ovaio policistico. Una dieta quotidiana equilibrata, infatti, permette di tenere sotto controllo non solo una condizione di sovrappeso e la dislipidemia, ma anche situazioni infiammatorie croniche, fra le quali la steatosi epatica non alcolica (il cosiddetto fegato grasso). Le donne in sovrappeso o in condizione di obesità, pertanto, devono scegliere un regime ipocalorico: in altre parole, l’introito di calorie provenienti dagli alimenti deve favorire una riduzione del grasso corporeo e quindi un calo ponderale. Grazie alla perdita di tessuto adiposo, infatti, si verifica una regolazione più efficace dell’insulina, da cui scaturisce il miglioramento di vari parametri metabolici come le transaminasi, i trigliceridi e il colesterolo.

Guida a una dieta migliore

È importante aumentare il consumo di legumi, che sono alimenti con un alto contenuto di fibre solubili: proprio per questo motivo hanno proprietà apprezzabili sul piano metabolico ed endocrino. Conviene, poi, limitare gli zuccheri semplici in modo che non superino il 15% dell’introito calorico complessivo. Una quantità eccessiva di zuccheri non ha solo conseguenze negative dal punto di vista della glicemia, ma contribuisce a favorire l’infiammazione della mucosa intestinale, il che può portare a una condizione disbiotica. È fondamentale d’altro canto assumere cereali integrali, che contengono vitamine del gruppo B, minerali e soprattutto fibre, grazie a cui i carboidrati possono essere assorbiti in maniera più lenta: il che previene uno stimolo insulinemico eccessivo.

Gli alimenti da privilegiare

Anche le verdure devono essere consumate in maniera regolare. Anche in questo caso si parla di alimenti che forniscono un apporto significativo di fibre e che in più hanno molecole antiossidanti al proprio interno. Le carote, le spinaci, i cavolfiori, i broccoli e la rucola vanno consumati in grandi quantità a meno che non si soffra di problemi intestinali.

Barrette proteiche: come scegliere le migliori per chi si allena

barretta

Le barrette proteiche sono una soluzione ideale per chi si allena e ha bisogno di assumere una dose maggiore di proteine durante il corso della giornata scegliendo uno snack che sia al contempo salutare oltre che proteico.

Ma come scegliere le migliori barrette proteiche e in quando assumerle? Lo scopriamo insieme in questa guida dedicata!

Barrette proteiche: come scegliere le migliori?

Quali sono le barrette proteiche migliori in commercio? Le barrette con la giusta dose di proteine devono essere assunte nel momento in cui ci si allena per riuscire ad aumentare la propria massa corporea. Il giusto quantitativo di proteine può essere raggiunto in parte con l’alimentazione e in parte con prodotti che ne aiutano l’integrazione.

Tra i prodotti che supportano l’integrazione delle proteine ci sono sicuramente le barrette proteiche che possono essere scelte in base alle esigenze di ogni persona. Infatti, non solo ci sono gusti differenti ma le varie barrette hanno anche un diverso contenuto di proteine, di grassi, vitamine, Sali minerali, zuccheri, e così via.

Le migliori barrette sono ricche di proteine, fibre, Sali minerali e presentano una dose di grassi non eccessivo. Inoltre, se si soffre di qualche intolleranza devi scegliere delle barrette che si presentano senza glutine, vegane, senza grassi, senza zuccheri oppure senza lattosio.

La soluzione migliore per capire quali sono le barrette ideali da utilizzare nella tua dieta è quella di leggere la lista degli ingredienti e verificare con la tabella nutrizionale quali sono i vari componenti presenti al suo interno e valutare se possono essere utili alla tua dieta.

Barrette proteiche: meglio con o senza zuccheri

Le barrette proteiche vengono vendute sia con sia senza zucchero. Gli zuccheri in realtà quando si fa esercizio fisico non devono essere troppi. Anzi, è necessario limitare l’assunzione di zuccheri raffinati e favorire l’introduzione di quelli che provengono dalla frutta e da alimenti ricchi di fibre.

Dunque, in teoria le barrette proteiche migliori sono quelle senza zucchero e con un alto livello di proteine. Attenzione però a verificare quali sono gli ingredienti e i sostituti dello zucchero presenti per dolcificare le barrette.

Ti consiglio, dunque, di scegliere le barrette senza zucchero quando puoi. Altrimenti puoi valutare l’assunzione di barrette con una ridotta dose di zuccheri ma con una buona quantità di fibre.

Quando bisogna assumere le barrette proteiche?

Le barrette proteiche possono essere inserite all’interno della propria alimentazione come snack da consumare quando e dove si preferisce. È possibile mangiare una barretta proteica per fare uno spuntino ad esempio a metà mattinata o a metà pomeriggio.

Le barrette non dovrebbero essere usate invece come un sostituto della colazione che invece dovrebbe essere preparata con ingredienti freschi e con il giusto apporto sia di proteine sia di grassi, fibre e Sali minerali.

Un altro impiego che si può fare delle barrette è quello di assumerle quando si è finito di fare esercizio fisico. Sono perfette per reintegrare i giusti micro e macro nutrienti post work out.

Come ogni alimento, bisognerebbe comunque non abusarne e inserire le barrette proteiche all’interno della dieta sana e bilanciata scegliendo di optare per vari spuntini da alternare tra di loro.

Quante calorie deve avere una barretta proteica?

Le calorie delle barrette proteiche possono andare da un minimo di 200 Kcal fino a oltre 400 Kcal. In genere più che guardare al contenuto di calorie delle barrette proteiche bisogna fare attenzione agli ingredienti che sono presenti al suo interno. La barretta proteica si deve presentare dunque equilibrata: con il giusto contenuto di calorie e gli ingredienti perfetti per seguire la tua dieta al meglio.

Come combattere la solitudine della persona anziana?

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Chissà quante volte l’abbiamo sentito dire nella nostra vita che gli anziani sono come i bambini, ed è proprio così: da bambini per poter crescere abbiamo bisogno di essere assistiti in continuazione e anche da anziani, sopratutto in quei casi dove vi sono delle complicazioni, diventa necessario un’assistenza continua. Ma non solo, da anziani poiché le forze fisiche non sono le migliori diventa difficile interagire con gli altri. Certo, le persone più anziane godono della compagnia dei figli, dei nipoti e dei familiari. Ma, purtroppo, spesso i ritmi della vita non ci permettono di trovare del tempo disponibile per passare del tempo con i nostri cari e laddove ciò accade diventa indispensabile trovare una soluzione a questo problema.

Poiché anche loro, così come noi, hanno bisogno di stare insieme agli altri, di parlare di ridere e così via, se ciò non accade rischiano di ricadere in momenti di solitudine. Questo diventa rischioso perché così facendo nella persona anziana aumenteranno molto di più i rischi di sviluppare problemi di salute. Proprio per questo motivo diventa necessario assistere gli anziani, non solo fisicamente ma anche sentimentalmente, ma laddove il tuo tempo a disposizione sia ridotto fai affidamento a professionisti del settore che aiutano gli anziani non solo a stare bene e in salute ma anche a passare il tempo libero attraverso chiacchiere e compagnia. In particolare, se cerchi badanti Torino e provincia fai affidamento alla nostra piattaforma, le nostre professioniste sono esperte e qualificate.

Come aiutare gli anziani a stare meglio

Purtroppo con l’andare avanti con l’età le forze fisiche si riducono, ma non solo spesso si perdono anche i punti di riferimento di una vita intera. Può infatti accadere che partner, amici e famigliari perdonano la vita e questi eventi provocano disagio in tutti noi. In particolare, gli anziani ne risentono maggiormente poiché si ritornano a dover vivere da soli senza più avere vicino a sè stessi nessuno. I più fortunati godono della compagnia dei figli e familiari, mentre altri si ritrovano a dover vivere dentro le quattro mura della casa in totale solitudine.

Al fine di non arrivare fino a questo punto è necessario stimolare positivamente la persona anziana affinché essa esca fuori e faccia amicizia con altri coetanei. Uscire fuori e fare le passeggiate permette di migliorare anche il proprio umore. Poi inoltre, ci sono varie associazioni che offrono progetti rivolti agli anziani dove si svolgono diverse attività, partecipare ad esse permette non solo di migliorare il proprio umore ma anche di fare amicizia.

Poi inoltre, per tutte quelle persone anziane curiose vi sono vari corsi che vengono offerti per imparare ad utilizzare i dispositivi digitali. Internet così come ai giovani, anche alle persone anziane offre un sacco di opportunità. Non solo l’anziano potrà comunicare con i suoi familiari attraverso i dispositivi digitali ma potrà sfruttare internet per fare amicizia online. Difatti in rete esistono diverse chat room rivolti alle persone anziane dove potranno avere l’opportunità di comunicare con altre persone ed istaurare rapporti senza dover uscire di casa. Non solo, internet risulta essere un ottimo svago, difatti permette di guardare film, serie tv, ascoltare musica, partecipare a seminari e corsi e tanto altro il tutto con un prezzo davvero accessibile.

Compagnia umana e animale per aiutare l’anziano a stare meglio

Laddove l’anziano non possa godere della compagnia dei suoi familiari risulta fondamentale fare affidamento su una badante la quale assisti sia su un lato sanitario che anziano. Un’altra opportunità, laddove la persona anziana sia in grado ancora di mantenersi da sola è sfruttare della compagnia di un animale. Sono molti gli studi che confermano che l’animale domestico porta un sacco di benefici alla persona anziana. Cani, gatti e pesci sono in grado di calmarci, ma non solo nel caso degli anziani sono in grado di farli sentire ancora utili, crea in loro una routine e un attaccamento. Così facendo la persona anziana si sente meno sola.

Onde d’urto: che cosa sono e a che cosa servono?

dolore

Tra i diversi metodi che sono messi a disposizione di utenti e pazienti, per la cura di diverse patologie o, ancor meglio, per intervenire in casi di problematiche che si avvertono dal punto di vista osseo, muscolare o al livello di tessuti, esistono le onde d’urto, che permettono di curare diverse patologie e che sono particolarmente ambite e utilizzate sia dal punto di vista ortopedico, sia nella realtà fisiatrica.

Per quanto tantissime persone possano sottovalutare la grande importanza delle onde d’urto, in realtà una qualsiasi terapia onde d’urto permette di venire incontro a una serie di esigenze e problematiche, rappresentando una soluzione ottimale per diversi problemi che sussistono dal punto di vista organico. Per questo motivo, è importantissimo prendere in considerazione che cosa siano le onde d’urto, quale sia la loro importanza e, soprattutto, quali sono le patologie che possono essere curate attraverso una terapia di questo genere.

Che cosa sono le onde d’urto e come vengono utilizzate dal punto di vista medico?

Nel prendere in considerazione la grande importanza delle onde d’urto e, soprattutto, di una terapia a base di queste componenti, è importante prendere in considerazione il funzionamento di queste onde e, soprattutto, la natura delle stesse. E’ bene sottolineare che lo strumento in questione non è assolutamente invasivo e che, anzi, molto spesso è utilizzato in luogo di altre tipologie di intervento, che potrebbero essere più spiacevoli e fastidiose per il paziente. Si tratta di onde acustiche ad alta energia, che vengono utilizzate sia nell’ambito della fisioterapia, sia in ambito ortopedico e fisiatrico. In effetti, servendosi di un macchinario, le onde d’urto riescono a comportare benefici di vario genere, in virtù degli specifici utilizzi. 

Se, infatti, in passato le onde d’urto venivano utilizzate in ambito urologico, per frantumare i calcoli renali e alleviare il dolore causato dagli stessi, oggi le onde d’urto vengono utilizzate, al di là di questa materia, anche per alcune patologie che si presentano dal punto di vista ortopedico e fisiatrico, come tendinopatie, calcificazioni ossee, rigenerazione di tendini, rigenerazioni del tessuto osseo e tanto altro ancora.

La soluzione offerta dalle onde d’urto riesce a provocare un grandissimo senso di sollievo, rispetto ad un dolore che naturalmente alleviato nella sua intensità. In alcuni casi, addirittura, le onde d’urto riescono a evitare spiacevoli e fastidiosi interventi chirurgici, qualora ci sia la possibilità di intervenire per tempo e, soprattutto, in modo poco invasivo.

Terapie che possono essere realizzate con le onde d’urto

Dopo aver considerato quale sia la natura delle onde d’urto, si possono prendere in sottolineatura tutte le terapie che possono essere svolte servendosi di questo specifico metodo. Al fine di considerare quali siano le patologie per cui è indicato il trattamento con onde d’urto, bisogna sottolineare innanzitutto che le stesse fungono da strumento in grado di curare sia patologie in fase acuta che in fase cronica, per quanto, naturalmente, le patologie in fase acuta, che presentano, come sintomo fondamentale, un dolore persistente e fastidioso per il paziente, possano essere curate nel più breve tempo possibile, servendosi di una possibilità terapeutica sicuramente importante.

Per stabilire un trattamento sulla base delle onde d’urto bisognerà, chiaramente, ricercare un consiglio medico, per poi procedere presso professionisti specializzati nel trattamento in questione. Ovviamente, per quanto la patologia che viene maggiormente curata sia quella dello sperone calcaneare, per cui il trattamento è particolarmente conosciuto,  le onde d’urto possono essere applicate anche ad altre patologie specifiche, tra le quali quelle che seguono:

  • fascite plantare;
  • sperone calcaneare;
  • tendinopatia calcifica achillea;
  • tendinopatia calcifica della spalla;
  • pubalgia;
  • epicondilite (o gomito del tennista);
  • Jumper’s knee (o ginocchio del saltatore);
  • ritardo di consolidazione ossea;

Dieta mediterranea: i benefici

dieta

Quando si parla di dieta mediterranea ci si riferisce, in particolare, a quel tipo di alimentazione tipica dei paesi del mar Mediterraneo: Italia, Marocco, Spagna, Portogallo, Croazia, Grecia. Questi paesi si contraddistinguono rispetto ad altri per la forte presenza di alimenti che offrono numerosi benefici alla salute del corpo umano. Sarà per questo che ancora oggi, la dieta Mediterranea viene considerata tra i modelli alimentari più importanti per la salute di un uomo. Fondamentalmente, questa particolare alimentazione si basa sul consumo di alimenti di origine vegetale come potrebbero essere pasta, pane, cereali, orzo, farro, legumi, verdura, olio extravergine d’oliva e tanti altri. Al contrario, viene limitato il consumo di alimenti di origine animale come carne, pesce, uova e latticini. Ovviamente l’assunzione dei vari alimenti deve essere studiata a seconda delle caratteristiche del proprio corpo. Per questo, è meglio consultare un dietologo torino per capire cosa mangiare, con quanta frequenza e quantità.

Tra i pilastri fondamentali di questa dieta, senza dubbio, vi è l’assunzione di molta acqua e la regolare attività fisica. Spesso, per analizzare questa dieta si ricorre all’uso di una piramide alimentare. Tra gli alimenti che stanno alla base si troveranno frutta, verdura e cereali come farina, pasta e pane. Salendo vengono collocati gli alimenti che possono essere assunti quotidianamente come yogurt e latte, frutta secca e condimenti come l’olio extravergine d’oliva, cipolla, aglio e spezie varie. Ancora più in alto, nella piramide alimentare, troviamo gli alimenti da consumare preferibilmente settimanalmente. Tra questi, vi sono: il pesce azzurro, i legumi, pollo, uova e formaggi non più di due a settimana. In cima, infine, troviamo tutti quegli alimenti che per norma dovrebbero essere consumati con molta moderazione e sono: carne rossa, dolci, alcolici e bevande gassate.

Calorie consigliate da assumere

Come abbiamo detto in precedenza, la dieta varia a seconda delle caratteriste del corpo. Non tutti infatti posseggono lo stesso metabolismo e quindi diverso è il fabbisogno energetico da assumere quotidianamente. Lasciare molto spazio a frutta e verdura significa non solo fare bene al proprio corpo, ma anche favorire una produzione ecosostenibile e basso impatto ambientale. È importante, dunque, scegliere prodotti biologici in modo da evitare di far male al proprio corpo e all’ambiente. Tenendo conto degli alimenti, dell’età e di quanta attività fisica si è soliti fare, l’energia e le calorie da assumere quotidianamente vengono ripartite in percentuale: 45-60% composto da glucidi o carboidrati; 20-25% da grassi, cercando di evitare il più possibile quelli saturi, 10-12% da proteine.

La dieta mediterranea ha tutti i requisiti di base per mantenere un’alimentazione equilibrata perchè, come abbiamo visto, si basta principalmente su alimenti 100% naturali e con un basso rapporto calorico. Tuttavia, trovare questi alimenti bio non è sempre facile. Nel caso non si abbia la possibilità di trovare alimenti freschi, si può optare per i prodotti biologici confezionati. Essi vengono trattati senza composizioni chimiche e vengono confezionati all’interno di sacchetti bio senza conservanti artificiali.

L’importanza della dieta alimentare

L’assunzione di una dieta mediterranea racchiude sicuramente molti benefici. Tra questi, ad esempio, la riduzione di fattori di rischio metabolico (colesterolo, glicemia ecc). In più ritarda l’invecchiamento e favorisce uno stile di vita più sano così da ridurre il rischio di incorrere in disturbi legati al sistema cardiovascolare. Seguire la dieta mediterranea, inoltre, implica una riduzione di cibi che contengono molto sale o zucchero come dolci, salumi, bevande varie. In sostituzione, fibre come cereali integrali, frutta e verdura consentono di avere il giusto rapporto calorico necessario a fornire quella sensazione di sazietà, evitando così di cadere in tentazioni inutili. Infine, un altro beneficio della dieta mediterranea è quello di essere sempre pieno di energie e mai affaticati.