Consapevolezza alimentare, ecco di cosa si tratta

È una convinzione piuttosto diffusa quella secondo cui, per poter perdere peso, è sufficiente cominciare a contare le calorie dei cibi che si consumano abitualmente e mangiare delle porzioni meno abbondanti del solito. È giusto cominciare ad abbattere questi luoghi comuni, che non portano a nessun risultato utile.

Il rapporto che ognuno di noi ha con il cibo, in realtà, è nettamente più complesso ed articolato di quanto si potrebbe pensare. La consapevolezza alimentare, di conseguenza, rappresenta un passaggio fondamentale per poter approfondire questo tema e capire come, prima di seguire una determinata dieta, sarebbe importante conoscere tutto ciò che riguarda questa tematica. Anche perché il nostro organismo risente notevolmente del cambio delle varie stagioni: come suggerisce officina sostenibile, conviene prestare la massima attenzione a quello che si mangia, depurando il proprio organismo proprio per affrontare tali cambiamenti.

La definizione di consapevolezza alimentare

Si parla di consapevolezza alimentare per fare riferimento al fatto di essere consapevoli nel momento in cui ci si siede a tavola e si sceglie il cibo da mangiare. La consapevolezza di quello che è il nostro organismo durante i pasti, ma anche delle emozioni che si provano mentre si mangia, così come di quelle che sono le principali caratteristiche degli alimenti, ovvero i colori, i profumi e il sapore. La consapevolezza in ambito alimentare vuol dire avere contezza di tutto quello che si mangia, non solo ai pasti principali, ma anche durante i singoli spuntini durante la giornata.

Sapete come riconoscere la fame?

Ecco un concetto fondamentale della consapevolezza alimentare, ovvero quello di imparare nuovamente come sentire la fame. Nel momento in cui ne avete la possibilità, potreste pensare di far passare più tempo tra un pasto e lo spuntino successivo, oppure lasciate trascorrere qualche minuto in più prima di sedervi a tavola. Provate a saltare la merenda, ma ovviamente non bisogna saltare i pasti. L’obiettivo di questo “allenamento” è quello di imparare nuovamente a sentire la fame.

La fame. Sì, ma di cosa si tratta? La fame corrisponde a quei leggeri crampi allo stomaco e a quella leggera sensazione di stanchezza. È chiaro che non bisogna certamente aspettare di svenire letteralmente per colpa della fame. Detto questo, però, riuscire ad avvertire la fame consente di entrare più a fondo nei meccanismi che regolano l’appetito e si sarà in grado di evitare abbuffate e simili, quanto piuttosto di comprendere meglio anche i limiti del proprio stomaco che non vanno valicati.

A cosa serve la consapevolezza alimentare

Stando a diverse ricerche che sono state svolte in ambito scientifico, va detto che la consapevolezza alimentare ha sicuramente un’utilità molto importante. Ad esempio, da uno studio realizzato da un professore della Oregon Health & Science University è emerso come annotare e prendere appunti quotidianamente circa i piatti e le calorie assunte durante i vari pasti, ha portato tali persone a perdere addirittura il doppio del peso in confronto a chi non affrontava tale situazione con altrettanta meticolosità.

La consapevolezza alimentare, di conseguenza, ha come funzione principale quella di poter avere a disposizione uno scenario reale ed effettivo in relazione al cibo che si consuma nella vita di tutti i giorni. In questo modo, si può anche avere una maggiore conoscenza di quelli che sono i periodi e i momenti in cui si avverte e subisce maggiormente la fame nervosa.

È chiaro che serve affrontare tale percorso con la massima pazienza e anche con notevole costanza. Compilare ogni giorno tali appunti è importante e non bisogna chiaramente essere impazienti di ottenere risultati il più in fretta possibile. Potendo contare su un diario, quindi, c’è la possibilità di controllare più a fondo tutti i vari dati che riguardano l’assunzione di fibre, ma anche di zuccheri, di sale e di tanti altri nutrienti che hanno un ruolo importante nella nostra salute. Essere consapevoli dal punto di vista alimentare permette anche di modificare in maniera più efficace le proprie regole alimentari.

Tutte le proprietà della vitamina E

olive

La vitamina E svolge diverse funzioni importanti per la rigenerazione delle cellule, e non solo: scopriamo perché è così importante per il nostro organismo.  Ne parliamo assieme ai farmacisti della Farmacia Pelizzo una delle migliori farmacie di turno di Udine.

Conosciuta anche con il nome di tocoferolo, la vitamina E comprende un gruppo di molecole liposolubili che svolgono una funzione molto importante per il nostro organismo, dal momento che proteggono le membrane cellulari e contrastano l’azione svolta dai radicali liberi. Si tratta di un nutriente essenziale, e di conseguenza può essere assunta attraverso l’alimentazione. In particolare, nel cibo la vitamina E è presente in forma di esteri di tocoferolo; gli enzimi pancreatici la liberano in modo che essa possa essere assorbita dall’intestino tenue. Nell’intestino, i chilomicroni inglobano la vitamina E e la trasportano, attraverso le vie linfatiche, nel circolo sanguigno. Qui circola legate alle lipoproteine HDL (nelle donne) e alle lipoproteine LDL (negli uomini).

Le azioni svolte dalla vitamina E

La vitamina E è un prezioso antiossidante e combatte gli effetti dei radicali liberi dell’ossigeno, secondo meccanismi che devono essere individuati ancora con precisione dagli studiosi. Quel che si sa con certezza è che la vitamina E reagisce con i radicali perossili tossici e instabili; ne derivano chinoni e altri complessi molecolari stabili che interrompono la catena di reazioni di degradazione dei lipidi. Si tratta di un meccanismo biochimico di straordinario valore per proteggere gli acidi nucleici e le molecole strutturali di membrana. L’azione svolta dalla vitamina E si interseca con quella della SOD, del glutatione e della vitamina C, che sono altri sistemi antiossidanti i quali possono rigenerare il tocoferolo. È proprio grazie a questo specifico sinergismo di azione che la vitamina E viene considerata l’antiossidante più potente di tutto il corpo umano.

A che cosa serve la vitamina E nel nostro organismo

Inoltre, la vitamina E è un moderatore della reattività enzimatica. Infatti diversi studi hanno messo in evidenza che un deficit di vitamina E può determinare cambiamenti significativi e alterazioni dell’attività enzimatica, con conseguenze sulla sintesi dei neurotrasmettitori e sul rilascio degli ormoni. Questa sostanza è anche un antiaggregante piastrinico in virtù della sua capacità di garantire l’equilibrio della permeabilità di membrana; in più inibisce direttamente il trombossano A2 e altre sostanze che hanno un effetto aggregante. Infine, la vitamina E è uno stabilizzatore di membrana cellulare.

La carenza di vitamina E

Una dieta con pochi grassi può causare una carenza di vitamina E, e lo stesso dicasi, più in generale, per un’alimentazione non sufficiente. Esistono, poi, patologie congenite da deficit enzimatico e patologie sistemiche come le anemie, la cirrosi indotta da alcolismo, le epatopatie, le pancreatiti e la malattia di Crohn che possono, a loro volta, provocare una mancanza di questa vitamina. Ne derivano manifestazioni cliniche come disturbi neurologici, ematologici, muscolari e della vista.

Le cause e i sintomi del deficit di vitamina E

I sintomi della carenza di vitamina E cambiano a seconda delle cause che determinano tale deficit. Si può trattare di disturbi muscolari o oftalmologici, come nel caso delle retinopatie pigmentarie, mentre nei bambini che sono nati prematuri si possono riscontrare delle anemie. Più rari sono le sindromi neurodegenerative che comportano una riduzione della sensibilità periferica e un calo dei riflessi, ma anche la miopatia. In generale, nei Paesi occidentali la carenza di vitamina E si verifica solo in conseguenza di diete prive di grassi. Tale sostanza è comunque presente in molti alimenti, fra i quali le olive, la frutta secca, il germe di grano, la carne, il pesce, gli spinaci, i broccoli e in generale gli ortaggi a foglia verde. È ridotto, invece, l’apporto che scaturisce dal latte e dai suoi derivati.

Onde d’urto: che cosa sono e a che cosa servono?

dolore

Tra i diversi metodi che sono messi a disposizione di utenti e pazienti, per la cura di diverse patologie o, ancor meglio, per intervenire in casi di problematiche che si avvertono dal punto di vista osseo, muscolare o al livello di tessuti, esistono le onde d’urto, che permettono di curare diverse patologie e che sono particolarmente ambite e utilizzate sia dal punto di vista ortopedico, sia nella realtà fisiatrica.

Per quanto tantissime persone possano sottovalutare la grande importanza delle onde d’urto, in realtà una qualsiasi terapia onde d’urto permette di venire incontro a una serie di esigenze e problematiche, rappresentando una soluzione ottimale per diversi problemi che sussistono dal punto di vista organico. Per questo motivo, è importantissimo prendere in considerazione che cosa siano le onde d’urto, quale sia la loro importanza e, soprattutto, quali sono le patologie che possono essere curate attraverso una terapia di questo genere.

Che cosa sono le onde d’urto e come vengono utilizzate dal punto di vista medico?

Nel prendere in considerazione la grande importanza delle onde d’urto e, soprattutto, di una terapia a base di queste componenti, è importante prendere in considerazione il funzionamento di queste onde e, soprattutto, la natura delle stesse. E’ bene sottolineare che lo strumento in questione non è assolutamente invasivo e che, anzi, molto spesso è utilizzato in luogo di altre tipologie di intervento, che potrebbero essere più spiacevoli e fastidiose per il paziente. Si tratta di onde acustiche ad alta energia, che vengono utilizzate sia nell’ambito della fisioterapia, sia in ambito ortopedico e fisiatrico. In effetti, servendosi di un macchinario, le onde d’urto riescono a comportare benefici di vario genere, in virtù degli specifici utilizzi. 

Se, infatti, in passato le onde d’urto venivano utilizzate in ambito urologico, per frantumare i calcoli renali e alleviare il dolore causato dagli stessi, oggi le onde d’urto vengono utilizzate, al di là di questa materia, anche per alcune patologie che si presentano dal punto di vista ortopedico e fisiatrico, come tendinopatie, calcificazioni ossee, rigenerazione di tendini, rigenerazioni del tessuto osseo e tanto altro ancora.

La soluzione offerta dalle onde d’urto riesce a provocare un grandissimo senso di sollievo, rispetto ad un dolore che naturalmente alleviato nella sua intensità. In alcuni casi, addirittura, le onde d’urto riescono a evitare spiacevoli e fastidiosi interventi chirurgici, qualora ci sia la possibilità di intervenire per tempo e, soprattutto, in modo poco invasivo.

Terapie che possono essere realizzate con le onde d’urto

Dopo aver considerato quale sia la natura delle onde d’urto, si possono prendere in sottolineatura tutte le terapie che possono essere svolte servendosi di questo specifico metodo. Al fine di considerare quali siano le patologie per cui è indicato il trattamento con onde d’urto, bisogna sottolineare innanzitutto che le stesse fungono da strumento in grado di curare sia patologie in fase acuta che in fase cronica, per quanto, naturalmente, le patologie in fase acuta, che presentano, come sintomo fondamentale, un dolore persistente e fastidioso per il paziente, possano essere curate nel più breve tempo possibile, servendosi di una possibilità terapeutica sicuramente importante.

Per stabilire un trattamento sulla base delle onde d’urto bisognerà, chiaramente, ricercare un consiglio medico, per poi procedere presso professionisti specializzati nel trattamento in questione. Ovviamente, per quanto la patologia che viene maggiormente curata sia quella dello sperone calcaneare, per cui il trattamento è particolarmente conosciuto,  le onde d’urto possono essere applicate anche ad altre patologie specifiche, tra le quali quelle che seguono:

  • fascite plantare;
  • sperone calcaneare;
  • tendinopatia calcifica achillea;
  • tendinopatia calcifica della spalla;
  • pubalgia;
  • epicondilite (o gomito del tennista);
  • Jumper’s knee (o ginocchio del saltatore);
  • ritardo di consolidazione ossea;

Polmonite: che cos’è, sintomi e come curarla

Polmonite: che cos'è, sintomi e come curarla

La polmonite è una malattia pericolosa per la vita causata da un virus o da un batterio che crea un’infezione nei polmoni. I sacchi d’aria nei polmoni si riempiono di pus e altri liquidi, il che rende difficile la respirazione. Entrambe le forme di polmonite, virale e batterica, colpiscono rapidamente e possono essere pericolose se non trattate. In molti casi, la polmonite può presentarsi come un comune raffreddore o una brutta tosse, ma le infezioni batteriche possono svilupparsi senza precedenti sintomi del raffreddore.

Sintomi e manifestazioni della polmonite

Di seguito, sono riportati i sintomi e le manifestazioni più comuni della polmonite:

  • Febbre alta – tipicamente oltre i 38 gradi e accompagnata da brividi e dolori muscolari.
  • Fatica – sonnolenza, debolezza e mancanza di energia
  • Respiro affaticato – il respiro può essere rapido ma poco profondo, dallo stomaco invece che dal petto, e con un eccessivo arrossamento del naso o affanno.
  • Tosse – il muco (che può essere arrugginito o di colore verde) può essere espulso dai polmoni. In casi gravi, il muco può essere tinto di sangue.
  • Colorazione blu – pelle di colore blu o colorata (nei neonati, questo è visibile soprattutto intorno alle labbra e al viso).
  • Dolore – dolore toracico o addominale, a seconda di quale parte del polmone o dei polmoni sono infettati.
  • Problemi allo stomaco – nausea, vomito e persino diarrea

Come prevenire la polmonite

Non ci sono metodi garantiti per evitare la polmonite, ma ci sono alcune misure preventive che possono essere adottate per ridurre al minimo il rischio di polmonite. L’igiene, soprattutto nei bambini – lavare le mani, risciacquare spesso biberon o altri oggetti con cui vengono a contatto – è fondamentale, per evitare la contrazione di alcuni batteri.

Trattamento della polmonite

La polmonite non può essere trattata con metodi naturali, è necessario consultare un medico e immediatamente. E’ importante fidarsi del proprio istinto e chiedere aiuto: una continua tosse umida è in realtà una parte utile del processo di guarigione, quindi è fondamentale non utilizzare soppressori della tosse ed espettoranti senza prima consultare un medico.

Per la polmonite batterica, il medico può prescrivere antibiotici; un enorme miglioramento di solito segue la seconda dose. Gli antibiotici non possono essere usati per trattare la polmonite virale.

Nel caso in cui si abbia una crisi in casa, soprattutto per un bambino, e c’è poco tempo per chiamare un dottore, si può seguire questa procedura: dopo essersi immersi per 10 minuti in un bagno pieno di vapore, è fondamentale fare la mano a coppa per pestare saldamente la schiena e il torace per alcuni minuti. Questo trattamento può causare la tosse, segno sta funzionando. I medici raccomandano questo trattamento sia per la polmonite batterica che virale.

Rimedi naturali per curare il mal d’orecchie

Mal d'orecchie, rimedi naturali per curare il mal d'orecchie

Il mal d’orecchie può rendere la vita difficile da godere. Se non trattato, qualsiasi tipo di dolore all’orecchio può portare a problemi di salute più gravi: per questo motivo è importante affrontare al più presto qualsiasi cambiamento della salute dell’orecchio: tuttavia, come per le principali condizioni dell’organismo umano, a medicine e consulti medici, si possono associare rimedi naturali; ecco quali sono i rimedi naturali migliori per curare il mal d’orecchie. 

Conseguenze del mal d’orecchie

Il modo in cui un mal d’orecchie viene avvertito da una persona potrebbe non essere lo stesso per qualcun altro, perché le persone provano il dolore all’orecchio in una varietà di modi diversi. Allo stesso modo, la causa di un mal d’orecchie varia a seconda di una serie di fattori: ad esempio, il dolore che qualcuno prova può essere dovuto a un problema che ha origine in un orecchio o in entrambi. In altri casi, il mal d’orecchio è il risultato di altri problemi di salute di fondo che colpiscono le orecchie. Alcune cause comuni di mal d’orecchi includono:

  • Infezione dell’orecchio: Le infezioni possono verificarsi all’interno dell’orecchio (otite interna) o all’esterno dell’orecchio (otite esterna).
  • Canale uditivo bloccato: un canale uditivo bloccato potrebbe essere un segno di cerume che si è indurito o che si è spinto troppo oltre il canale.
  • Una variazione della pressione dell’orecchio: questo può verificarsi quando si vola su un aereo, durante la discesa o la salita.
  • Mal di gola
  • Infezione del seno
  • Un oggetto estraneo intrappolato nell’orecchio

Rimedi naturali per curare il mal d’orecchie

Non tutti i mal d’orecchie richiedono una seria attenzione medica. Nella maggior parte dei casi, il mal d’orecchie, anche se scomodo e fastidioso, può sparire anche senza il bisogno di cure speciali o medicine. Tuttavia, quando si conoscono le cause e i sintomi, si è meglio attrezzati per gestire il dolore all’orecchio e scegliere il giusto trattamento. Fortunatamente, ci sono diversi rimedi per il mal d’orecchi che possono aiutare ad alleviare i sintomi, tra cui alcuni rimedi naturali e non solo. 

Medicina da banco

Molti antidolorifici che potete trovare nel vostro negozio di alimentari o in una farmacia locale forniscono un efficace sollievo dal mal d’orecchie. Prima di spendere soldi per vedere un medico e comprare antibiotici costosi, la cosa migliore che si può fare è andare in farmacia e prendere dell’ibuprofene o dell’aspirina.

Asciugamano caldo o impacco di ghiaccio

Un rimedio che sembra funzionare abbastanza per molte persone con dolori all’orecchio è un asciugamano caldo o un impacco di ghiaccio, da posizionare sull’orecchio interessato dal dolore: dopo 10 minuti, si potrà spostare l’impatto o l’asciugamano sull’altro orecchio se il dolore è presente in entrambi.

Gocce per orecchie

Le gocce per il dolore rappresentano una buona opzione di trattamento. Tra quelle più efficaci ci sono Antipirina e benzocaina, in grado di fornire sollievo dal dolore all’orecchio, che possono essere trovate nella maggior parte delle farmacie locali. Esistono anche gocce per le orecchie a base di estratti di erbe che possono essere più adatte a certe persone. Tuttavia, se decidete di usare le gocce per le orecchie, dovreste parlare prima con il vostro medico di base per essere sicuri del vostro acquisto.

Posizioni da adottare durante il sonno

Alcune posizioni possono peggiorare o migliorare i sintomi del mal d’orecchi. Se si avverte un dolore all’orecchio, non si deve dormire sul lato in cui si avverte il dolore. Provate a dormire con l’orecchio dolorante sollevato: questa posiziona dovrebbero ridurre il dolore e non aggravarlo ulteriormente.

Gomma da masticare

Mangiare una gomma da masticare è probabilmente la soluzione più pratica, soprattutto se il dolore all’orecchio è legato alla pressione causata dall’essere su un aereo.

I rimedi naturali sono efficaci per la cura del mal d’orecchie?

I rimedi naturali sono rapidi e convenienti, ma non devono sostituire i consigli del proprio medico. Quando si avverte una sensazione negativa nel proprio organismo – che si tratti delle orecchie o di qualsiasi altra parte del corpo – è importante assicurarsi che non ci sia niente di grave.

Se non notate alcun miglioramento dopo aver provato alcuni rimedi casalinghi per un mal d’orecchie, dovreste parlare al vostro medico dei sintomi che provate: nella maggior parte dei casi, il mal d’orecchi è un problema temporaneo che può andare via con un po’ di cure, tuttavia, se i sintomi peggiorano o non si vedono miglioramenti dopo diversi giorni, dovreste sicuramente rivolgervi a un operatore sanitario.

La carne grigliata causa tumori? Come ridurre il rischio di cancro

Carne grigliata, sviluppo del tumore, correlazione tra carne grigliata e cancro

Grigliare la carne è una tradizione ormai consolidata in tantissime culture, ma non è la cosa più sana da fare. Un corpo sempre più crescente di ricerche suggerisce che cucinare le carni sopra una fiamma è legato allo sviluppo cancro: la combustione di legno, gas o carbone emette sostanze chimiche note come idrocarburi policiclici aromatici. L’esposizione a questi cosiddetti IPA è nota per aver causato tumori a pelle, stomaco e fegato di diversi animali da laboratorio: studi epidemiologici suggeriscono che, quando gli IPA di una fiamma si mescolano con l’azoto, ad esempio in pezzo di carne, possono formare IPAH nitrati, o NPAH, che sono ancora più cancerogeni dei PAH negli esperimenti di laboratorio. La conclusione ragionevole, quindi, è che la carne alla griglia può essere pericolosa per la salute.

Le ricerche sulla connessione tra carne grigliata e cancro

Le ricerche che possano collegare lo sviluppo del cancro alla cottura della carne su una fonte di combustione si sono accumulate per decenni. Gli epidemiologi hanno notato, per la prima volta, una connessione tra il consumo di cibi affumicati e il cancro allo stomaco negli anni ’60 in Giappone,  Russia e Europa orientale, dove affumicare è un modo popolare per conservare carne e pesce:  le realtà orientali sono diventate oggetto di ricerca sul cancro gastrico.

Studi più recenti suggeriscono che mangiare carni affumicate può portare al cancro anche al di fuori del tratto gastrointestinale. Uno studio del 2012, ad esempio, ha collegato il consumo di carne affumicata al cancro al seno. Nei decenni successivi alle prime scoperte è diventato chiaro che affumicare non è l’unico metodo di cottura problematico: la pancetta fritta, ad esempio, produce livelli significativi di IPA, probabilmente a causa della volatilizzazione del carbonio nell’alimento stesso. Uno studio iraniano ha scoperto che le persone che sviluppano alcuni tipi di tumori gastrointestinali hanno maggiori probabilità di avere una dieta ricca di cibi fritti piuttosto che bolliti: in questo caso, i ricercatori hanno collegato il livello di rosolatura all’incidenza del cancro.

La FDA e l’OMS rimangono anche preoccupati per la presenza negli alimenti di acrilammide, noto agente cancerogeno che si forma da zucchero e aminoacidi quando viene cotto ad alte temperature. Sono attualmente in corso studi a lungo termine che possano dimostrare che cucinare gli alimenti ad alte temperature, anche senza combustione attiva, può essere pericoloso.

Nessuno di questi studi è definitivo: è possibile che altre variabili spieghino le correlazioni tra cancro e cottura su fiamma o a calore elevato, o che la cancerogenicità degli IPA osservata in studi su animali ne sovrastimi il rischio. Ma i rischi valgono la pena di essere presi sul serio.

Come ridurre il rischio di cancro?

Rinunciare alla cottura ad alto calore è un’idea radicale. Cucinare a fuoco vivo è un’antica pratica che precede la nascita della specie, e può aver praticamente creato gli esseri umani moderni. L’odore e il sapore della carne carbonizzata sussurrano ai propri sé primordiali, evoca la sicurezza e la comunità di raccogliersi attorno al fuoco. È quasi più istinto della tradizione. Anche i ricercatori che studiano gli IPA smettono di raccomandare i divieti sulla cucina ad alto calore.

Ma le prove suggeriscono che accucciarsi intorno ad una fonte di calore e cercare il cibo è un’abitudine che bisogna considerare di interrompere.

Registrarsi a MètaSalute: ecco come fare

Registrarsi a MètaSalute

Cosa è MètaSalute

Conosciamo molto bene il Servizio Sanitario Nazionale in cui centri di eccellenza, infermieri qualificati, medici dalle eccezionali capacità, fino agli addetti ai servizi tecnici, tutto concorre a tutelare la salute dei cittadini, a curarli nel migliore dei modi per qualunque patologia si presenti.

La Sanità italiana è riconosciuta come una delle migliori del mondo come capacità di prendersi cura dei cittadini, dunque siamo molto riconoscenti a tutti gli operatori che operano in questo settore che, però, ha un neo piuttosto grande: i tempi di attesa.

Certamente se il medico di base o lo specialista ravvisa un carattere d’urgenza, il SSN fa fronte a tale urgenza ma se hai un problema non urgente, devi affrontare i lunghi tempi di attesa per visite ed esami specifici e lo stato di salute nel frattempo potrebbe peggiorare; questo, chiaramente non va bene, non dipende dagli operatori della Sanità ma dall’organizzazione dello stessa.

La via per poter provvedere a curarsi dovutamente senza attendere tempi lunghi è utilizzare la sanità privata ma il costo spesso non è affrontabile da molte persone. Per questo esistono le assicurazioni sanitarie che permettono di affrontare le spese sanitarie necessarie per la prevenzione e la cura.

I lavoratori del settore metalmeccanico hanno un’opportunità in più, avendo diritto di usufruire di un fondo integrativo di assistenza sanitaria, riservato, appunto ai lavoratori metalmeccanici, un fondo chiuso, quindi.

Tutti i lavoratori metalmeccanici hanno diritto ad iscriversi a tale fondo e utilizzarne i servizi e tale possibilità è estesa anche ai loro familiari conviventi, appartenenti al medesimo nucleo familiare. Come fare per registrarsi a MètaSalute? Lo vediamo subito.

Come fare la Registrazione

Al momento dell’assunzione l’azienda provvede alla creazione di un tuo profilo identificato attraverso il codice fiscale, quindi per eseguire la registrazione hai bisogno di avere a portata di mano questo documento. Per iniziare la Registrazione devi intanto collegarti al sito www.fondometasalute.it, potrebbe apparirti un messaggio all’apertura della pagina: se ciò accade, chiudilo e poi scorri la pagina verso il basso e fai un click sull’area verde “Area Riservata” inseguito a questo premi il pulsante “Registrati” e seleziona la voce “Dipendente” che trovi accanto alla voce “Seleziona le tipologia di utenza”.

Si apre una nuova pagina nella quale trovi la voce “Codice Fiscale Dipendente” dove dovrai digitare il tuo codice fiscale e mettere un segno di spunta accanto alla voce “Accetto” per autorizzare il trattamento dei dati.

Eseguiti questi passaggi devi apporre un altro segno di spunta accanto alla voce “Dichiaro di aver preso visione visione dell’allegato Regolamento del Fondo in ogni sua parte” e clicca su “Avanti”. Se dovesse apparirti un messaggio che ti rende noto che il tuo codice fiscale non è presente negli archivi del fondo, si presentano tre diversi casi:

  • Il Fondo non ha ancora aggiornato i dati forniti dall’azienda
  • L’azienda non ha ancora provveduto a registrare i tuoi dati
  • Si è verificato un errore nell’inserimento del tuo Codice Fiscale, un errore di digitazione.

A questo punto verifica con il Responsabile della tua Azienda se ha provveduto all’inserimento dei tuoi dati e se questo è confermato, fai verificare che non ci sia un errore di digitazione del tuo codice fiscale. Se da parte dell’azienda tutto è stato fatto e correttamente, prova ad attendere ancora qualche giorno per fare la registrazione.

Se tutto va bene, invece, inserisci i tuoi dati Username, Password, email e conferma l’email e clicca il pulsante “Avanti”. Nella schermata che si apre ti verranno richiesti altri dati personali di carattere anagrafico, inseriscili e conferma tutto con “Avanti”.

Ultimo passo da compiere è visualizzare il riepilogo dei dati che hai inserito e, se sono tutti corretti, premi il pulsante “Conferma ed invia email di registrazione”. In pochi secondi riceverai una mail sulla tua posta elettronica contenente un Link che dovrai selezionare per terminare la procedura. Ogni volta che vorrai accedere a MètaSalute non dovrai fare altro che fare il Login con username e password che hai impostato nella fase di registrazione.

Colesterolo alto: dieta e cura

Colesterolo

Cos’è il colesterolo

Il colesterolo è una sostanza non idrosolubile, grassa, che si trova in circolo nel nostro corpo attraverso la circolazione sanguigna; la sua presenza è dovuta ad una produzione propria, ad opera del fegato, ma anche introdotto con gli alimenti.

Il colesterolo si trova in tutte le membrane delle cellule ed è necessaria al corpo umano per la produzione di Vitamina D, acidi biliari e ormoni steroidei, quindi la demonizzazione del colesterolo, in realtà, è errata, non esiste una cosa buona in assoluto o un altra assolutamente cattiva, tutto dipende dalle quantità, dalla loro presenza, quindi anche il colesterolo deve essere presente nell’organismo ma non oltre una certa quantità, oltre la quale può provocare dei problemi.

La quantità di colesterolo nel sangue si chiama “colesterolemia”, quando è eccessiva si aggiunge al termine appena determinato il suffisso Iper- e questa condizione, che non provoca alcun sintomo evidente, rappresenta un pericolo per la salute, in particolare per il sistema cardiocircolatorio, avendo la capacità di depositarsi all’interno di vene e arterie tendendo a ostruire il vaso sanguigno impedendo la circolazione: questo meccanismo è alla base di infarti e ictus oltre a molti altri problemi connessi alla circolazione.

Come abbiamo accennato, il colesterolo non è solubile in acqua, quindi avrebbe ampie difficoltà a circolare con il sangue che è un tessuto acquoso e per questo la natura ha previsto un meccanismo, il legame con due proteine, le lipoproteine LDL e HDL capaci di far arrivare il colesterolo in tutto l’organismo per realizzare importanti reazioni biochimiche.

Le lipoproteine LDL hanno la funzione specifica di trasportare il colesterolo in tutto l’organismo, per questo è denominato “Colesterolo cattivo” in quanto è il mezzo di maggiore presenza del colesterolo nei asi sanguigni, quindi il mezzo che consente all’eccesso di colesterolo di esplicare la sua azione negativa. L’HDL, invece, provvede al meccanismo opposto, ovvero sottrae il colesterolo e i trigliceridi ai tessuti per riportarlo al fegato.

Per questo motivo è chiamato “Colesterolo buono”.  Questa azione impedisce l’accumulo del colesterolo nei vasi sanguigni, evitando la formazione di placche e ostruzioni.

I valori del colesterolo

Da quanto detto, si comprende come il rapporto tra LDL e HDL sia importante, deve trovare un suo bilanciamento; il rapporto tra Colesterolo totale e quello Buono rappresenta il rischio cardiovascolare che dovrebbe restare al di sotto di 5 per gli uomini e  4,5 per le donne ma oggi si considera soprattutto il livello di LDL come parametro per valutare le situazioni di rischio e il valore di rischio è considerato intorno ai 70 mg/dl o inferiore a questo valore mentre si considera un soggetto sano se presenta un valore oltre a 100 mg/dl.

Il colesterolo, lo sanno tutti, è introdotto anche con l’alimentazione essendo contenuto in abbondanza in:

  • panna, burro, formaggi e latticini in generale
  • carne, soprattutto quella rossa e compresi gli insaccati, le frattaglie eccetera
  • snack e merendine e molto altro.

Al contrario vegetali e pesce sono ricchi di acidi grassi polinsaturi che contrastano il colesterolo cattivo a favore di quello buono; la varietà degli alimenti è il mezzo migliore per assicurare un corretto bilanciamento del colesterolo nell’organismo. In particolare occorre evitare pasti troppo abbondanti e limitare il consumo di carne, soprattutto rossa a un paio di volte alla settimana.

Esistono anche forma di ipercolesterolemia indipendenti dall’alimentazione, predisposizioni familiari e ipercolesterolemie primarie non regrediscono nemmeno con le diete più corrette e in questi casi è necessario intervenire con farmaci capaci di ridurre il colesterolo, le statine innanzitutto.

Malfunzionamenti del fegato,  dei reni della tiroide e dell’intestino possono essere causa dell’incremento del colesterolo. Per ridurlo può essere anche utile l’assunzione regolare di probiotici. Utilissima anche un’adeguata attività fisica che riduce certamente il colesterolo, nell’ambito di una sana alimentazione.

Tumore al colon, quando l’alimentazione è la prima prevenzione

tumore colon

Sono decine e decine, annualmente, i casi di tumore al colon che vengono provocati da un’alimentazione che non viene controllata a dovere. Una dieta equilibrata e salutare, quindi, non è importante solo ed esclusivamente per un fatto di mera forma fisica, dal momento che diventa, quando non viene curata in maniera scrupolosa, un potenziale fattore di rischio per alcune pericolose patologie.

Al giorno d’oggi, poi, con il boom delle app per device mobili, non si hanno più scuse: curare la propria alimentazione è diventato più semplice rispetto a qualche tempo. Il grande uso dei dispositivi mobili ha rivoluzionato anche altri ambiti, come il gioco d’azzardo ad esempio. Gioca alla scopa nei casino online: ci sono così tante piattaforme online che offrono la possibilità di divertirsi anche direttamente dal proprio smartphone o tablet, ovviamente dopo il download dell’app dedicata.

Tumore al colon, quanto incide una corretta alimentazione

Che l’alimentazione svolga un ruolo primario in un gran numero di patologie non si può di certo considerare una novità. Un’indagine che è stata svolta da un gruppo di ricercatori della Tufts University, poi pubblicata sulla rivista scientifica “JNCI Cancer Spectrum”, ha messo in evidenza come siano davvero numerosi i tumori che si potrebbero evitare semplicemente dando uno sguardo più attento ai cibi che si consumano a tavola.

Un’alimentazione bilanciata, solamente sul suolo americano, potrebbe evitare la bellezza di oltre 52 mila casi di cancro al colon, che sono proprio insorti per via di una dieta sbagliata. Al medesimo risultato è giunta anche la Società Italiana di Gastroenterologia ed endoscopia (detta Sige), il tumore che colpisce il colon retto è il terzo maggiormente diffuso sul territorio non solo italiano, ma anche europeo.

Questa tipologia di cancro ha un rapporto estremamente profondo con l’alimentazione: infatti, nel 38,3% dei casi deriva proprio da una dieta sbagliata. Proviamo a pensare ai casi di tumore complessivi: ebbene, il legame con l’alimentazione è effettivo solamente nel 5% dei casi. Un’alimentazione errata incide spesso e volentieri nelle persone che hanno superato i 50 anni.

Gli studi più recenti

Recenti studi, però, dovrebbero far suonare il campanello d’allarme anche nelle fasce più giovani della popolazione. Ci sono cibi che più degli altri, però, possono favorire l’insorgere del cancro al colon retto. In modo particolare, stando allo studio che è stato portato avanti dai ricercatori della Tufts University, le lacune principali sarebbero quelle di cereali integrali e di latticini, oltre che un consumo eccessivo di carni processate.

Per il momento, invece, non ci sono degli indizi certi e concordanti per quanto riguarda tutti quei cibi che favoriscono l’aumento o la riduzione del rischio di sviluppare un tumore al colon. Diversi studi, però, si sono allineati sostenendo che selenio, vitamina E, fibre, omega-3 e polifenoli siano sostanze in grado di svolgere un effetto positivo da questo punto di vista.